06 aprile 2021

Andrea Munari (Bnl) a Domus: "L'Italia ha tutto, manca solo il progetto"

In Italia il settore rimane sovraffollato, troppe banche. Il vero problema è che nelle banche domina ancora un approccio incrementale che, alla lunga, porta all’irrilevanza. La storia dice che alla fine tu devi avere il coraggio di fare disruption e jump”. A dichiararlo è Andrea Munari, a breve presidente di BNL, nel corso di un’intervista esclusiva rilasciata al mensile Domus, pubblicata nel nuovo numero in uscita oggi, durante la quale spiega la sua strategia per superare il momento di crisi soffermandosi su due necessità: un redesign completo e un cambio di approccio.

L’Italia ha tutto. Manca solo il progetto. Nel mio settore il modello di riferimento è il mondo del manufacturing, i costruttori di automobili, le aziende a ciclo continuo, per esempio. Realtà dove l’attenzione al dettaglio è maniacale. Magari si fanno cose semplici, ma sono straordinariamente perfette. Credo che questa sia la nostra via da seguire: un completo redesign, ancora solo accennato. Fare prodotti buoni, semplici, essenziali, facili da capire dai clienti con cui sviluppare un rapporto come le aziende di prodotti digitali: in una parola, autentici”.

Un cambio di passo che richiama l’attenzione alla qualità più autentica e che si lega intrinsecamente alla capacità di ripensare quanto è sempre stato fatto, anche correndo nuovi rischi: “Oggi la banca è in grado di controllare il rischio di credito in quanto più facilmente prezzabile e, quindi, gestibile. Il vero problema è la gestione dei rischi operativi, inclusi i rischi cyber, di cui c’è comunque coscienza. Tuttavia, c’è scarsissima consapevolezza per il rischio da modello di business, da cambio di modello. Lì siamo molto restii a prendere provvedimenti coraggiosi” racconta Munari a Walter Mariotti, direttore editoriale di Domus “La crescita degli interessi dipenderà dalla capacità che hanno gli agenti economici di sostenere più rischi, perché con questi prezzi del denaro c’è un mondo di opportunità che si possono realizzare, anche divertendosi. Ancora una volta, l’architettura è centrale: penso al mondo della rigenerazione urbana, immobiliare, della mobilità, dei trasporti, dei servizi, del mercato interno dove ci sono grandi inefficienze”. 

Il concetto di opportunità, e di necessità di costruire un progetto, torna più volte nel pensiero di Munari, in primis quando si sofferma sull’attuale mancanza di spazio registrata dalla classe media e trasversale a tanti ambiti differenti come la moda, l’automotive, il real estate e il comparto food & beverage.

Per il nostro Paese, questa condizione potrebbe anche essere un’opportunità, ma dobbiamo riposizionarci, innovarci, ristrutturarci, completare la transizione. Ripeto: questo momento di flesso impone una grossa opera di riconciliazione con questo nuovo mondo, perché ci saranno sicuramente nuovi mezzi di ridistribuzione, più efficaci del reddito di cittadinanza, ma se non cambiamo approccio la vedo male. Se la classe media recupera, si ripensa, ha coraggio, riprende a fare figli, ce la faremo. Domus direbbe: o concludiamo il progetto oppure il Paese non ce la fa.

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