04 novembre 2020

La città del futuro è sostenibile anche nelle relazioni. Una società è più giusta anche perchè conviene.

Avere una visione e non lasciare indietro nessuno valorizza risorse, genera nuove competenze e garantisce una performance economica

Vivibilità, digitalizzazione, capacità di innovare e di rispondere alle crisi, sostenibilità e coesione sociale. Sei virtù ciascuna delle quali identifica una tipologia specifica di future city, oggetto di uno studio realizzato per Domus da Boston Consulting Group (BCG) e presentato  da Nicola Pianon, BCG senior partner e managing director per l’Italia, nel corso del terzo domusforum, svoltosi oggi a porte chiuse, nel rispetto delle disposizioni di sicurezza vigenti, in diretta streaming dalla sala Cavallerizze del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.

Dallo studio è emerso che a livello globale ci si può aspettare una città vivibile, che offre ai suoi residenti un'elevata qualità della vita con infrastrutture intelligenti, servizi accessibili e un ambiente sostenibile; una città digitale, che sperimenta soluzioni di smart city guidate da servizi altamente connessi; una città innovativa, che promuove l'innovazione, si fa portavoce di start-up e di un ecosistema tecnologico; una città resiliente, in grado di rispondere in maniera rapida ed efficace alle sfide del terrorismo, delle pandemie e delle catastrofi naturali; una città socialmente emancipata, che riduce il divario digitale tra segmenti della società, fornendo un accesso equo ai servizi. E infine una città sostenibile, che sa controllare e ridurre al minimo l'impatto ambientale.

Un’idea complessa, mutevole per definizione, che dovrà essere in grado di portare a sintesi e di far convivere sinergicamente le necessità dei cittadini, delle amministrazioni, delle istituzioni, delle imprese” ha spiegato Pianon che ha concluso il suo intervento portando all’attenzione del pubblico la case history italiana di Venezia, città oggi più che mai problematica e al centro del dibattito pubblico, che però ha tutte le carte in regola per diventare l’icona della futura città sostenibile.

Al centro del dibattito promosso da Domus i grandi temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Ma anche e soprattutto una sostenibilità di relazione in cui la soluzione ai problemi non arriva da una sola competenza ma da un insieme di competenze, integrate e integrabili.

A ribadire questa necessità è stato Paolo Quaini, Responsabile divisione Energy Services Edison Group: “Una relazione sostenibile è capace di mettere a frutto diverse competenze partendo da uno scopo condiviso e dalla fiducia reciproca. Vale in primis per il rapporto pubblico - privato in cui ciascuno dei due ambiti deve imparare a misurarsi con l’altro rispetto ad uno scopo comune. In questo rapporto non dobbiamo perdere di vista il rapporto moltiplicativo del privato, vanno valorizzate le competenze per ottenere il risultato fissato”.

Una fiducia, una condivisione di priorità e una comunanza di obiettivi che ha introdotto un altro asset importante nel disegno della città del futuro: la solidarietà. “Una città che ha come leva la solidarietà conviene” ha dichiarato Giovanni Fosti (Presidente Fondazione Cariplo). “In primo luogo perché riesce a rispondere in maniera più mirata e coerente alle esigenze delle persone e poi perché genera a sua volta nuove competenze”. “Anche economicamente”, gli ha fatto eco Paolo Quaini: “un contesto in cui vincono le buone relazioni è più performante”.

E se le relazioni ricoprono un ruolo fondamentale, altrettanta importanza va attribuita al luogo in cui esse vengono generate. “Oggi dobbiamo investire sulla scuola, pensando che la scuola è il luogo in cui gli adulti del futuro del nostro Paese si formano e, non meno importante, è il primo luogo in cui i bambini si relazionano. Non possiamo permettere, come è successo qualche mese fa, che alcuni bambini siano isolati, vengano bloccati e improvvisamente espulsi da quello che è il loro nuovo mondo” ha dichiarato Giovanni Fosti spiegando come Fondazione Cariplo sia impegnata nella donazione di device digitali alle scuole italiane.

Il tema delle competenze è stato affrontato anche da Marco Tronchetti Provera, Vice Presidente Esecutivo e Amministratore Delegato di Pirelli che si è soffermato sul concetto di visione: “Avere una visione significa avere la capacità di guardare al futuro e immaginare di poterlo costruire integrando tutte le competenze. Quello che fa la differenza, e la storia di Pirelli ne è una conferma se si pensa che dalla curiosità di un neolaureato per i nuovi materiali oltre che per il mondo è poi nata una multinazionale, è l’approccio di curiosità verso il futuro e verso il nuovo. Il “non subire” la realtà di oggi ma immaginare di poter “influire” su di essa è una capacità tipica dei visionari. Dopo il Covid ci sarà un’evoluzione, non necessariamente una frattura con il passato ma un’accelerazione. Per il futuro il problema è proprio la capacità di visione di chi detiene il potere decisionale a livello politico ed economico. Se si immagina alla costruzione del futuro come un’opportunità. Con l’Europa come attore economico a sostegno dell’economia mondiale, anche l’Italia può giocare molto bene la sua partita perché il Covid è come azzeramento, un reset. Proteggiamo le fasce deboli, investiamo per la crescita, fermiamoci in corner con gli inutili aiuti a pioggia degli ultimi decenni e cambiamo velocità. Se facciamo questo, con competenza e visione, il futuro è una possibilità se non lo facciamo ne pagheremo inevitabilmente le conseguenze”.

A conferma di come un nuovo scenario sia non solo auspicabile ma anche realizzabile è stata la testimonianza di Rinaldo Melucci, Sindaco di Taranto intervenuto all’incontro di Domus per spiegare come Taranto sta affrontando la grande sfida della transizione post industriale nel verso di una città green e caratterizzata dalla qualità della vita, ponendosi come nuovo paradigma in Italia e all’estero.

Giunto quest’anno alla terza edizione, il domusforum 2020 ha offerto al grande pubblico e agli addetti ai lavori un momento di riflessione e dibattito trasversale alle varie scienze: “Dopo mesi di lockdown e davanti a sconvolgimenti della sfera socioeconomica di cui si fa ancora fatica a cogliere i contorni precisi, abbiamo capito che, passata la pandemia, il mondo non potrà essere quello di prima. Al di là delle riflessioni legate al ruolo e alle responsabilità dell’uomo sul pianeta Terra, all’atto pratico dovranno cambiare tante cose nella maniera in cui produciamo, consumiamo, viviamo e questo significa, prima di tutto, che molti degli spazi fisici che abbiamo utilizzato fino a oggi non sono adeguati al nuovo paradigma. In un momento in cui dare risposte è difficile, l’impegno di Domus è stato quello di lavorare alla riformulazione delle domande attraverso cui delineare una nuova visione della società” spiega Walter Mariotti, direttore 

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