26 marzo 2020

Gli effetti del coronavirus sul sistema automotive: lo scenario e le richieste dei protagonisti

La testimonianza delle istituzioni, le vicende dell'industria e l'appello di Quattroruote per un'azione immediata e congiunta

Quattroruote mantiene la promessa e, nonostante le difficoltà dettate dalle disposizioni d’emergenza a cui è sottoposta, da ormai un mese, tutta la Lombardia, presenta il numero di aprile concentrando inevitabilmente la propria attenzione sul Coronavirus e tracciando lo scenario di quello che attende, nel prossimo futuro, il mondo dell’automobile e della mobilità.

A questo scopo, Quattroruote ha raccolto le testimonianze dei presidenti delle associazioni del settore, Michele Crisci dell’Unrae (Unione delle Case Estere), Adolfo De Stefani Cosentino di Federauto (Associazione delle concessionarie) e Massimiliano Archiapatti dell’Aniasa (Associazione delle imprese di noleggio). Il quadro che ne esce è – quanto meno – allarmante. Secondo Crisci, infatti, se il blocco dell’Italia dovesse proseguire per tutto il mese di aprile, è prevedibile “un crollo delle immatricolazioni del 32%, pari a 1,3 milioni di immatricolazioni nell’arco dell’anno”, riportando il mercato ai livelli peggiori della crisi del 2009 e, addirittura, a quelli dei primi anni 70.

Una situazione che, aggiunge il numero uno di Federauto De Stefani Cosentino, “metterebbe a rischio di sopravvivenza le concessionarie indebitate o alle prese con recenti e importanti investimenti, visto che l’impatto del coronavirus potrebbe compromettere, in media, il 40-50% del conto economico del 2020”. Timore condiviso da Archiapatti, secondo il quale “c'è il timore che alcune delle società di noleggio più piccole non siano in grado di superare questo momento”.

Che cosa fare per porre un argine a questo tsunami abbattutosi anche sull’automotive? L’accorata richiesta dei protagonisti del settore nei confronti del governo è quella di “realizzare in fretta l'ipotesi, annunciata tempo fa dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, di una nuova rottamazione, mettendo in campo tutte le risorse necessarie per un allargamento degli incentivi, senza dimenticare le auto aziendali e i veicoli commerciali”.

Del resto, la drammaticità dello scenario richiede, secondo Quattroruote, un’azione congiunta. “È necessario”, scrive il direttore Gian Luca Pellegrini nell’editoriale del nuovo numero, “che l’auto superi le divisioni che ne compromettono la credibilità nell’agenda pubblica. Che si levi una voce sola e forte per convincere la politica a difendere un’industria che dà lavoro a milioni di persone. Ci vogliono scelte coraggiose e per me questo significa, come primo provvedimento di Bruxelles, congelare immediatamente le sanzioni della CO2 entrate in vigore a gennaio: il processo di decarbonizzazione può aspettare, se sull’altro piatto della bilancia c’è non la semplice competitività, bensì la sopravvivenza dell’automobile europea”.

A questo si aggiunge il fatto che la crisi indotta dal coronavirus ha messo in piena luce un altro aspetto di fragilità del sistema dell’automotive, che Quattroruote analizza partendo da una vicenda locale, ma dal significato esemplare: l’assoluta dipendenza del sistema produttivo da forniture di componenti che, spesso, arrivano dall’altra parte del mondo e che risultano indispensabili per completare la produzione delle vetture.

Così, com’è successo, se per esempio una fabbrica di elementi elettromeccanici come la MTA di Codogno (LO) si trova nel cuore della “zona rossa” e deve fermare o ridurre la propria attività, stabilimenti in Brasile, India o Cina rischiano di dover arrestare le proprie linee per la mancanza proprio di quei pezzi essenziali, le cui scorte sono ridotte al minimo dalla produzione con il metodo just in time.

È la globalizzazione a doppio senso di marcia, che vede l’Italia non solo importare componenti dai Paesi a basso costo di manodopera, ma anche produrre e inviare a fabbriche geograficamente lontane elementi che richiedono lavorazioni più complesse.

Di fatto, come rivela ancora l’analisi di Quattroruote, tutte le auto sono ormai realizzate con questa sorta di catena planetaria delle forniture, i cui rischi sono stati chiaramente messi in evidenza dalla crisi del coronavirus.

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